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Carême 2024 au désert de notre cœur

Pubblicato il: domenica 25 Febbraio 2024

Le temps du carême est un moment capital qui rappelle tous les membres du corps du christ les 40 ans du peuple d’Israël au désert (Ex 8,2), les 40 jours (Mt 4,1-11) que le seigneur a passé au désert. Ainsi le carême chrétien est un temps fort de prière, de partage, de conversion continue. C’est également un temps ouvert à la réception des grâces divines à travers diverses exercices spirituels tel que les recollections, les pèlerinages, le chemin de croix. Aussi cette période marque les scrutins des candidats au baptême précéder par l’appel décisif.

Convertissez-vous et croyez à l’évangile (Mc1,15), telles sont ces paroles qui introduisent ce temps bénit du carême par l’imposition des cendres sur nos fronts démontrant notre fragilité. Chers frères et sœurs, il y a de cela des siècles et des siècles que l’Église nous soumet à cet entrainement spirituel nous invitant à fournir des efforts afin de faire ce cœur à cœur avec notre rédempteur le Christ, de rentrer dans son intimité et de gouter à ses délices.  En outre, durant cette période de grâce tous enfants, jeunes et vieillards, sommes invités à un dépouillement total de notre vieil homme caractérisé par le péché et de nous appliquer au combat spirituel contre le diable et ses dépôts. Ainsi les différents pèlerinages : des enfants des jeunes et des adultes en sont les signes visibles. En fait, la Conférence des Évêques Catholique de Côte d’Ivoire dans leur plan pastoral ont bien voulu exploités ce temps du carême au réveil spirituel de tous les fidèles sans exception. C’est ainsi que dans l’Archidiocèse d’Abidjan le pèlerinage des enfants en cette année s’est déroulé autour du thème suivant «Enfant, pour une Eglise Synodale, prenons notre part de responsabilité» en ce deuxième dimanche du carême selon l’organisation interne des paroisses et des Doyennés. Les enfants du Doyenné Mgrs René Kouassi dont nous sommes membres et ceux du doyenné père Fulgence Anoman se sont réunis à Palm Afrique, sur la route d’ELOKA pour vivre ce désert avec leur ami fidèle JESUS. Lors de ce grand rassemblement nous, animateurs et animatrices, il nous a été demandé d’apprendre aux enfants en quoi est ce que notre prise responsabilité impacte l’Eglise positivement. En clair, ce pèlerinage des enfants est vécu dans la joie, dans  les animations diverses, dans la célébration Eucharistique et le partage du repas que chaque pèlerin a envoyé de chez lui.   Le grand cri du cœur était de vivre la charité, la pénitence, la prière, ainsi que la conversion de notre être.

 Bien aimé(es) en Christ et en humanité « c’est dans le désert de notre cœur que nous trouverons Dieu » disait un des premier moine d’Egypte. Ce moment favorable du carême nous apprend à sortir de nous-même, de notre propre confort à la rencontre du Christ qui se révèle en la personne du pauvre, des malades, des abandonnés, des sans-abris, des orphelins, des enfants de la rue. Partageons la bonne nouvelle du salut dans la fraternité, la convivialité en étant solidaire à tous ses hommes et femmes de notre monde qui sont meurtris par de multiples soucis.
Puisse le seigneur augmenté en nous la foi, l’espérance et la charité, que la Vierge notre mère et St Joseph protecteur de l’église soutiennent nos efforts de conversion.

Bonne suite du carême et surtout bonne montée vers pâques.

Attraverso il deserto Dio ci guida alla libertà: Quaresima 2024

Pubblicato il: martedì 20 Febbraio 2024

Carissimi lettori, proponiamo alla vostra lettura e riflessione il messaggio del Santo Padre Francesco per la Quaresima 2024. Nel messaggio, il Papa ci guida attraverso il deserto spirituale, invitandoci a riflettere sulla libertà che Dio offre al suo popolo. Con parole di speranza e saggezza, ci esorta a rinnovare il nostro impegno per la giustizia sociale e l’amore fraterno durante questo periodo di digiuno spirituale e conversione. Che questo messaggio sia per tutti noi un’ispirazione nel nostro cammino di fede.

Attraverso il deserto Dio ci guida alla libertà

Cari fratelli e sorelle!

Quando il nostro Dio si rivela, comunica libertà: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile» (Es 20,2). Così si apre il Decalogo dato a Mosè sul monte Sinai. Il popolo sa bene di quale esodo Dio parli: l’esperienza della schiavitù è ancora impressa nella sua carne. Riceve le dieci parole nel deserto come via di libertà. Noi li chiamiamo “comandamenti”, accentuando la forza d’amore con cui Dio educa il suo popolo. È infatti una chiamata vigorosa, quella alla libertà. Non si esaurisce in un singolo evento, perché matura in un cammino. Come Israele nel deserto ha ancora l’Egitto dentro di sé – infatti spesso rimpiange il passato e mormora contro il cielo e contro Mosè –, così anche oggi il popolo di Dio porta in sé dei legami oppressivi che deve scegliere di abbandonare. Ce ne accorgiamo quando ci manca la speranza e vaghiamo nella vita come in una landa desolata, senza una terra promessa verso cui tendere insieme. La Quaresima è il tempo di grazia in cui il deserto torna a essere – come annuncia il profeta Osea – il luogo del primo amore (cfr Os 2,16-17). Dio educa il suo popolo, perché esca dalle sue schiavitù e sperimenti il passaggio dalla morte alla vita. Come uno sposo ci attira nuovamente a sé e sussurra parole d’amore al nostro cuore.

L’esodo dalla schiavitù alla libertà non è un cammino astratto. Affinché concreta sia anche la nostra Quaresima, il primo passo è voler vedere la realtà. Quando nel roveto ardente il Signore attirò Mosè e gli parlò, subito si rivelò come un Dio che vede e soprattutto ascolta: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele» (Es 3,7-8). Anche oggi il grido di tanti fratelli e sorelle oppressi arriva al cielo. Chiediamoci: arriva anche a noi? Ci scuote? Ci commuove? Molti fattori ci allontanano gli uni dagli altri, negando la fraternità che originariamente ci lega.

Nel mio viaggio a Lampedusa, alla globalizzazione dell’indifferenza ho opposto due domande, che si fanno sempre più attuali: «Dove sei?» (Gen 3,9) e «Dov’è tuo fratello?» (Gen 4,9). Il cammino quaresimale sarà concreto se, riascoltandole, confesseremo che ancora oggi siamo sotto il dominio del Faraone. È un dominio che ci rende esausti e insensibili. È un modello di crescita che ci divide e ci ruba il futuro. La terra, l’aria e l’acqua ne sono inquinate, ma anche le anime ne vengono contaminate. Infatti, sebbene col battesimo la nostra liberazione sia iniziata, rimane in noi una inspiegabile nostalgia della schiavitù. È come un’attrazione verso la sicurezza delle cose già viste, a discapito della libertà.

Vorrei indicarvi, nel racconto dell’Esodo, un particolare di non poco conto: è Dio a vedere, a commuoversi e a liberare, non è Israele a chiederlo. Il Faraone, infatti, spegne anche i sogni, ruba il cielo, fa sembrare immodificabile un mondo in cui la dignità è calpestata e i legami autentici sono negati. Riesce, cioè, a legare a sé. Chiediamoci: desidero un mondo nuovo? Sono disposto a uscire dai compromessi col vecchio? La testimonianza di molti fratelli vescovi e di un gran numero di operatori di pace e di giustizia mi convince sempre più che a dover essere denunciato è un deficit di speranza. Si tratta di un impedimento a sognare, di un grido muto che giunge fino al cielo e commuove il cuore di Dio. Somiglia a quella nostalgia della schiavitù che paralizza Israele nel deserto, impedendogli di avanzare. L’esodo può interrompersi: non si spiegherebbe altrimenti come mai un’umanità giunta alla soglia della fraternità universale e a livelli di sviluppo scientifico, tecnico, culturale, giuridico in grado di garantire a tutti la dignità brancoli nel buio delle diseguaglianze e dei conflitti.

Dio non si è stancato di noi. Accogliamo la Quaresima come il tempo forte in cui la sua Parola ci viene nuovamente rivolta: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile» (Es 20,2). È tempo di conversione, tempo di libertà. Gesù stesso, come ricordiamo ogni anno la prima domenica di Quaresima, è stato spinto dallo Spirito nel deserto per essere provato nella libertà. Per quaranta giorni Egli sarà davanti a noi e con noi: è il Figlio incarnato. A differenza del Faraone, Dio non vuole sudditi, ma figli. Il deserto è lo spazio in cui la nostra libertà può maturare in una personale decisione di non ricadere schiava. Nella Quaresima troviamo nuovi criteri di giudizio e una comunità con cui inoltrarci su una strada mai percorsa.

Questo comporta una lotta: ce lo raccontano chiaramente il libro dell’Esodo e le tentazioni di Gesù nel deserto. Alla voce di Dio, che dice: «Tu sei il Figlio mio, l’amato» (Mc 1,11) e «Non avrai altri dèi di fronte a me» (Es 20,3), si oppongono infatti le menzogne del nemico. Più temibili del Faraone sono gli idoli: potremmo considerarli come la sua voce in noi. Potere tutto, essere riconosciuti da tutti, avere la meglio su tutti: ogni essere umano avverte la seduzione di questa menzogna dentro di sé. È una vecchia strada. Possiamo attaccarci così al denaro, a certi progetti, idee, obiettivi, alla nostra posizione, a una tradizione, persino ad alcune persone. Invece di muoverci, ci paralizzeranno. Invece di farci incontrare, ci contrapporranno. Esiste però una nuova umanità, il popolo dei piccoli e degli umili che non hanno ceduto al fascino della menzogna. Mentre gli idoli rendono muti, ciechi, sordi, immobili quelli che li servono (cfr Sal 114,4), i poveri di spirito sono subito aperti e pronti: una silenziosa forza di bene che cura e sostiene il mondo.

È tempo di agire, e in Quaresima agire è anche fermarsi. Fermarsi in preghiera, per accogliere la Parola di Dio, e fermarsi come il Samaritano, in presenza del fratello ferito. L’amore di Dio e del prossimo è un unico amore. Non avere altri dèi è fermarsi alla presenza di Dio, presso la carne del prossimo. Per questo preghiera, elemosina e digiuno non sono tre esercizi indipendenti, ma un unico movimento di apertura, di svuotamento: fuori gli idoli che ci appesantiscono, via gli attaccamenti che ci imprigionano. Allora il cuore atrofizzato e isolato si risveglierà. Rallentare e sostare, dunque. La dimensione contemplativa della vita, che la Quaresima ci farà così ritrovare, mobiliterà nuove energie. Alla presenza di Dio diventiamo sorelle e fratelli, sentiamo gli altri con intensità nuova: invece di minacce e di nemici troviamo compagne e compagni di viaggio. È questo il sogno di Dio, la terra promessa verso cui tendiamo, quando usciamo dalla schiavitù.

La forma sinodale della Chiesa, che in questi anni stiamo riscoprendo e coltivando, suggerisce che la Quaresima sia anche tempo di decisioni comunitarie, di piccole e grandi scelte controcorrente, capaci di modificare la quotidianità delle persone e la vita di un quartiere: le abitudini negli acquisti, la cura del creato, l’inclusione di chi non è visto o è disprezzato. Invito ogni comunità cristiana a fare questo: offrire ai propri fedeli momenti in cui ripensare gli stili di vita; darsi il tempo per verificare la propria presenza nel territorio e il contributo a renderlo migliore. Guai se la penitenza cristiana fosse come quella che rattristava Gesù. Egli dice anche a noi: «Non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano» (Mt 6,16). Si veda piuttosto la gioia sui volti, si senta il profumo della libertà, si sprigioni quell’amore che fa nuove tutte le cose, cominciando dalle più piccole e vicine. In ogni comunità cristiana questo può avvenire.

Nella misura in cui questa Quaresima sarà di conversione, allora, l’umanità smarrita avvertirà un sussulto di creatività: il balenare di una nuova speranza. Vorrei dirvi, come ai giovani che ho incontrato a Lisbona la scorsa estate: «Cercate e rischiate, cercate e rischiate. In questo frangente storico le sfide sono enormi, gemiti dolorosi. Stiamo vedendo una terza guerra mondiale a pezzi. Ma abbracciamo il rischio di pensare che non siamo in un’agonia, bensì in un parto; non alla fine, ma all’inizio di un grande spettacolo. Ci vuole coraggio per pensare questo» (Discorso agli universitari, 3 agosto 2023). È il coraggio della conversione, dell’uscita dalla schiavitù. La fede e la carità tengono per mano questa bambina speranza. Le insegnano a camminare e, nello stesso tempo, lei le tira in avanti.

Benedico tutti voi e il vostro cammino quaresimale.

FRANCESCO

Calvary can become sweet if we climb it together with Jesus

Pubblicato il: sabato 17 Febbraio 2024

Just a few days ago, we commenced Lent, a favorable and graceful time. As Saint Paul exhorted us, let us not allow this time of grace to pass in vain, for now is the day of salvation (2 Corinthians 6:2).

Today, we commemorate 102 years since the birth of the Servant of God, Mother Carla Borgheri. She provided each of us with a model of life following Christ, even in suffering. Emphasizing the importance of interior life and intimacy with Jesus, Mother Carla exemplified facing suffering and carrying the crosses of everyday life with Jesus. Mother Carla wrote: “Let us commit ourselves and make the aim of our life to follow Jesus, even when our hearts are filled with bitterness as His was in the Garden of Olives”.

Mother Carla called us to live out our commitment in concrete actions, not merely in empty words in daily life. While we all have existing plans for studies, work, personal commitments, and community projects, we also aspire to live more intimately with Jesus during this season of Lent. What must we do, for the love of Jesus? It’s not always about grand gestures like giving alms or fasting. Rather, it’s about something simpler. If we do it with love for Jesus, it becomes significant in the eyes of God and helps our brothers and sisters around us. As Mother Carla said: “Sometimes it doesn’t take much to lift those who are suffering – a smile, a kind word, a small act that expresses the love within us, the willingness to forget ourselves and become small so that others can grow and become strong”.

What we can do may seem small, but with Jesus, we are never alone. He is always there to help us. So, let each of us take up our baggage and begin our journey to Calvary, knowing that with Jesus by our side, the burden becomes lighter and the path becomes sweeter.

Madre Carla Borgheri: un faro di luce

Pubblicato il: venerdì 16 Febbraio 2024

Il 17 febbraio del 1922 segna un evento speciale, nasce Madre Carla Borgheri!

La sua vita e le sue parole continuano a risplendere come un faro luminoso nel mare delle nostre esistenze. Con la sua saggezza e ispirazione ha lasciato un’impronta profonda nei nostri cuori e nelle nostre menti.

Madre Carla ci invita a considerare “ogni essere come una scala che conduce a Dio”. Questa visione ci spinge a riconoscere la sacralità di ogni vita, a comprendere che ognuno di noi è un tassello prezioso nel meraviglioso disegno dell’Amore divino. Ci esorta a purificare l’anima, a sgombrarla da tutto ciò che ostacola la percezione della presenza divina in noi. Come il sole non può penetrare attraverso un vetro incrostato, malgrado la sua trasparenza, così dobbiamo eliminare gli ostacoli che impediscono alla luce di Dio di penetrare ed illuminare le nostre vite.

In questo giorno speciale, mentre ricordiamo la sua nascita, riflettiamo sul suo messaggio e seguiamo il suo esempio di vita dedicata all’amore verso Dio e i fratelli.

La candelora: riconoscere la luce Divina nella vita quotidiana

Pubblicato il: venerdì 2 Febbraio 2024

“Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele”       Luca 2, 29-32

Voglio iniziare questa mia breve riflessione sulla festa della Candelora, proprio con queste parole del Vangelo di Luca, perché racchiudono l’essenza più vera e più profonda di tale ricorrenza. La Candelora cade il 2 febbraio, 40 giorni dopo il Natale di nostro Signore. È la festa liturgica della Presentazione di Gesù al tempio: infatti, compiuti i giorni della purificazione, come vuole la legge di Mosè, Giuseppe e Maria si recano a Gerusalemme per adempiere tale rito. Ed è qui che compare il vecchio Simeone, uomo timorato di Dio, a cui era stato predetto che non sarebbe morto, prima di vedere il Messia. La fede di Simeone è grande: anche se i suoi occhi sono vecchi e stanchi, ora vede, ora stringe tra le sue braccia il Figlio di Dio, lo riconosce. “Nunc dimittis”, queste le sue parole: ora può anche morire, perché la Luce è venuta nel mondo.

Bellissima questa preghiera di ringraziamento di Simeone: ha aspettato un’intera vita, ha creduto, ha avuto Fede, si è lasciato guidare dalla potenza dello Spirito Santo… ha riconosciuto in un Bambino appena nato il Messia. Ed è questa la grandezza, la profondità e l’attualità del vecchio Simeone: quanti di noi oggi riconoscono nella propria vita Gesù Cristo come luce, come salvezza, come consolazione e come speranza? Molto spesso viviamo senza Dio, non lo cerchiamo, o se lo pensiamo lo releghiamo all’ultimo posto in una scala di valori materialistici, rincorrendo un’effimera e vana felicità. Tutto questo in un mondo secolarizzato, profondamente scristianizzato e i fatti della Storia, a cui assistiamo ogni giorno, ne sono la prova conclamata. Avere la Fede di Simeone, oggi, significa non lasciare passare il Signore invano, significa stare alla porta del tempio, che è la nostra vita, riconoscerlo ed accoglierlo come l’unica e vera Luce che può rischiarare l’oscurità e le tenebre della nostra anima.

Simeone il vecchio, Simeone il giusto, Simeone l’uomo timorato di Dio: sempre il suo esempio e le sue parole hanno illuminato la mia esistenza. Non a caso, uno dei miei figli porta questo nome: ogni giorno prego perché anche lui possa avere Occhi e soprattutto Cuore, per riconoscere il Signore che passa.

Allora il 2 febbraio, festa della Candelora, vado in chiesa per assistere alla benedizione delle candele e chiedo a Gesù Cristo di illuminare sempre la mia vita, la vita dei miei figli e quella di tutte le persone che mi sono care. Riconoscere ed incontrare Dio: questo per me è il senso della Candelora, il suo significato più profondo.

Rita Razza

Closing the Rogatory Inquiry: Unveiling the Profound Spiritual Journey of Mother Carla

Pubblicato il: giovedì 25 Gennaio 2024

I would like to commence by echoing the words of Mother Carla: “If we pause for a moment to meditate on the mystery of the Incarnation of the Word, we can only remain speechless and silent before the greatness of the Trinity” (Frascati, July 14, 2003).

Dear members of the Tribunal, dear Father Shiju Cleetus, dear Sister Carmela, dear Sisters and Friends, as we come together today to celebrate the conclusion of the rogatory inquiry in the cause for the beatification of Mother Carla Borgheri, let us not forget the profound humand and spiritual context in which her life unfolded.

Mother Carla Borgheri’s journey was not only marked by a profound commitment to the good of humanity but was deeply rooted in her devotion to the Holy Trinity. Just as she meditated on the mystery of the Incarnation, we too are reminded of the role of the Virgin Mary, who, with humility and faith, became the vessel through which the Word became flesh. In honoring Mother Carla, we also pay homage to the sacred feminine and the strength derived from Mary’s example.

Her resolute dedication to alleviating suffering and promoting love and kindness finds resonance in the teachings of Saint Joseph, the earthly father of Jesus. Like Saint Joseph, Mother Carla embraced a life of detachment and unwavering trust in Jesus, embodying the virtues of humility and selfless service.

Born with a heart full of compassion and a mind guided by the Holy Spirit, Mother Carla’s journey draws parallels with the lives of Mary and Joseph. She worked diligently to uplift the marginalized, offering comfort to the oppressed, and advocating for those forgotten by society.

Throughout the beatification process, we have delved into the stories of Mother Carla’s life, discovering the countless instances in which her love and kindness were the guiding light for those in need. Her selfless acts, whether caring for the sick or comforting the afflicted, have left an unforgettable mark on the pages of our common humanity.

Mother Carla’s journey challenges us to look at our own lives and consider how we, too, can contribute to the betterment of the world around us, drawing inspiration from the humility of Mary and the steadfast trust of Saint Joseph.

In celebrating Mother Carla Borgheri today, we are not merely honoring a historical figure but embracing a timeless example of love and compassion. May her beatification serve as a call to action for all of us, inspiring a renewed commitment to service, empathy, and the desire for a more just and compassionate world.

Thank you, and may the spirit of Mother Carla, guided by the love of the Holy Trinity, continue to inspire and guide us all.

Waldery Hilgeman

Chiusura dell’inchiesta rogatoria: svelando il profondo viaggio spirituale di Madre Carla

Pubblicato il: giovedì 25 Gennaio 2024

Desidero iniziare echeggiando le parole di Madre Carla: se ci fermiamo un momento a meditare sul mistero dell’incarnazione della parola, possiamo solo restare senza parole e in silenzio di fronte alla grandezza della Trinità; (frascati, 14 luglio 2003).

Cari membri del tribunale, caro padre Shiju Cleetus, cara suor Carmela, care sorelle e amici, oggi ci riuniamo per celebrare la conclusione dell’inchiesta rogatoria nella causa per la beatificazione di Madre Carla Borgheri. Non dimentichiamo il profondo contesto umano e spirituale in cui si è sviluppata la sua vita.

Il percorso di Madre Carla Borgheri, è profondamente radicato nella sua devozione alla Santissima Trinità. Meditando proprio il mistero dell’Incarnazione, ricordiamo il ruolo della Vergine Maria, che, con umiltà e fede, divenne il vaso attraverso cui la parola si fece carne. Onorando Madre Carla, rendiamo omaggio anche al sacro femminile e alla forza derivata dall’esempio di Maria.

La sua risoluta dedizione nel alleviare la sofferenza e promuovere amore e gentilezza trova riscontro negli insegnamenti di san Giuseppe, il padre terreno di Gesù. Come san Giuseppe, Madre Carla abbracciò una vita di distacco e fiducia incondizionata in Gesù, incarnando le virtù di umiltà e servizio disinteressato. Nata con un cuore pieno di compassione e una mente guidata dallo spirito santo, il percorso di Madre Carla trova paralleli con le vite di Maria e Giuseppe. Lavorò diligentemente per elevare gli emarginati, offrendo conforto agli oppressi e facendosi portavoce di coloro dimenticati dalla società. Durante il processo di beatificazione, abbiamo esplorato le storie della vita di Madre Carla, scoprendo le innumerevoli occasioni in cui il suo amore e la sua gentilezza furono la luce guida per chi ne aveva bisogno. I suoi atti altruisti, che fossero curare i malati o confortare gli afflitti, hanno lasciato un’impronta indelebile nelle pagine della nostra umanità comune.

Il percorso di Madre Carla ci sfida a esaminare le nostre vite e a considerare come anche noi possiamo contribuire al miglioramento del mondo che ci circonda, tratti dall’umiltà di Maria e dalla fiducia incrollabile di san Giuseppe. Celebrando oggi Madre Carla Borgheri, non stiamo solo onorando una figura storica, ma abbracciamo un esempio senza tempo di amore e compassione. Possa la sua beatificazione servire da richiamo all’azione per tutti noi, ispirando un impegno rinnovato al servizio, all’empatia e al desiderio di un mondo più giusto e compassionevole. Grazie, e che lo spirito di Madre Carla, guidato dall’amore della santa trinità, continui a ispirarci e guidarci tutti.

Dott. Waldery Hilgeman

ENGLISH VERSION

The Homily during thanksgiving mass for the conclusion of the Rogatory inquiry

Pubblicato il: giovedì 25 Gennaio 2024

Dear Fathers, Sisters and Brothers in Jesus Christ, first of all, I Wish you a very happy feast.

Judas had the best pastor, the best leader, the best adviser, the best counselor. Yet he failed. The problem is not leadership or the church you go to. You will always be the same if your attitude or character doesn’t change or your heart doesn’t transform.

Today, the Church is commemorating the conversion of St. Paul, an apostle. According to St. Mark, Jesus resurrected and bestowed a mission upon the apostles. The mission was to go out to the whole world and proclaim the Good News. This included the idea that faith and baptism are essential for salvation. In fact, Jesus said, “Whoever believes and is baptized will be saved; whoever does not believe will be condemned” (Mk 16:16). Furthermore, Christ guarantees that preachers will be given the authority to work miracles or prodigies which will support and confirm their missionary preaching (cf. Mk 17:18). Though the mission is enormous – “Go into the whole world” – it will not be without the Lord’s escort. Jesus promised, “And behold, I am with you always, until the end of the age” (Mt 28:20). Today’s collect tells us: “O God, by the preaching of your apostle Paul, you have caused the light of the Gospel to shine throughout the world: Grant, we pray, that we, having his wonderful conversion in remembrance, may show ourselves thankful to you by following his holy teaching.” A gospel God has allowed us to know and that so many souls would desire to have: we are responsible for transmitting this wonderful heritage to whatever extent we can.

The ceremonies, observances, liturgical rites, food prohibitions, and works prescribed by the Old Law were not enough to establish a person’s right relationship with God. The grace of faith in Christ is the only means of justification. Faith is not a one-time action but a continuous process of entrusting ourselves to Christ, being united with Him, and living in conformity with His life, which is characterized by love. As stated by Paul, we are justified by faith that is expressed through love (Galatians 5:14). St. Paul’s conversion is a great event: from persecuting Jesus’ followers, he converted into a servant and defender of the cause of Christ. Quite often, perhaps, we have also been “persecutors”: and, as St. Paul, we need to convert from “persecutors” into servants and defenders of Jesus Christ.

What does Paul’s conversion mean for us?” This question was pondered by Pope Emeritus Benedict and he answered it by saying, “We can only consider ourselves Christians if we have a personal encounter with Christ” (Benedict XVI, September 3, 2008). Becoming a Christian is not just about adopting a new philosophy or choosing to follow a new moral code. It goes much deeper and is the result of encountering the risen Christ through Scripture, prayer, acts of love, and participation in the Church’s liturgy. Once our faith in Christ is genuine, it is transformed into charity and love.

St. Augustine once said that just as Saul was led to Ananias, the fierce wolf is led to the innocent sheep. However, the Shepherd, who watches over all from the top of heaven, reassures the wolf, saying, “Do not be afraid.” It is truly remarkable! The once-captive wolf is now being led towards the very sheep it used to hunt. And the Lamb who gave His life for the sheep is now teaching the wolf to not be afraid.

The Catechism of the Catholic Church, in paragraph 977, states that Jesus Christ linked the forgiveness of sins to faith and Baptism. As it is written in Mark 16:15-16, “Go into all the world and preach the Gospel to the whole creation. He who believes and is baptized will be saved.” Baptism is considered as the first and most important sacrament of forgiveness of sins because it unites us with Christ. Christ died for our sins and rose again for our justification, and through baptism, we can also walk in newness of life, as mentioned in Romans 6:4.

We may have a strong understanding of our purpose and calling in life. However, each day presents a new opportunity for us to recommit ourselves to God. Our mission and purpose are reflected in the small decisions we make every day. We should ask ourselves, What is God expecting of me today? How can I act as a follower or messenger of Jesus today?

I am reminded of the life of Mother Carla Borgheri, who was committed to a life of holiness. She spent much of her time in prayer, devoted to the Eucharist and Mother Mary. Throughout her life, she exemplified the virtue of hope and always trusted in Divine Providence. She showed her love and charity towards God and others and had a deep respect for priests and religious sisters. Mother Carla lived a simple life, practicing virtues such as poverty, chastity, obedience, and humility. She had unique charismatic gifts and was considered by many to be a saint. Let us pray for the beatification and canonization of the servant of God, Mother Carla Borgheri, who founded the Missionary Sisters of the Incarnation and the Missionary Fathers of the Incarnation.

With the Virgin Mary, we should realise the Almighty has also noticed us and has chosen us to share and carry out the priestly, religious redeeming mission of his divine Son: Let us pray to Regina apostolorum, Queen of the apostles and ask her to give us the courage to bear witness to our Christian faith in this world of ours.

Lastly, let us thank and pray for the Postulator, Vice Postulator, Bishops, Episcopal Delegate, Notaries, Copiers, Sisters, and all those who bore witness, as well as those who were engaged in the kitchen and the church. May they be blessed by the intercession of Mother Carla Borgheri.

Sia lodato Gesù Cristo

Fr. Arockia Jose – Promotore di Giustizia

The Rogatorial investigation has been opened in the diocese of Verapoly

Pubblicato il: lunedì 15 Gennaio 2024

I am honored to stand before you today with deep gratitude and a profound sense of respect as we come together to express our sincere gratitude to Archbishop Joseph. We appreciate his gracious acceptance to preside over the canonical investigation for the cause of beatification of the beloved Servant of God, Carla Borgheri. I also express my heartfelt gratitude to all the members of the Tribunal who have generously agreed to undertake this important ecclesiastical service.

As we begin this sacred journey to examine the life and virtue of Carla Borgheri, her own words come to mind, which capture the essence of her steadfast dedication to God’s will: “Those who do God’s will in everything can never go wrong. Even if the will is lived imperfectly, it does not fail to bring us close to the Father and to sanctify us” (Carla Borgheri, Testimoni di Cristo Frascati, June 27, 1997). These profound words resonate with the heart of Carla Borgheri’s spiritual journey and serve as a guide for all of us involved in this important process. Archbishop Joseph’s acceptance of the role of Delegate Judge in this cause for beatification testifies to his commitment to upholding the sanctity of the Church’s discernment process. To all the members of the Tribunal, your willingness to contribute your expertise and time to the study of the life, virtues, reputation for holiness, and attributed signs of Carla Borgheri is highly appreciated and commendable. Your dedication to this sacred cause embodies your devotion to the service of God and the Church.

As we embark on this blessed journey, let us remain united in prayer, invoking the intercession of Carla Borgheri, so that her exemplary life may be recognized and celebrated by the Church. It is through the community’s love and support that Mother Carla became a model of life, emphasizing that holiness is not just an individual effort but the fruit of an entire community that welcomes God and becomes the concrete face of His love in every field of life. May Archbishop Joseph and all the members of the tribunal be guided by the Holy Spirit in their discernment and ensure a careful and just investigation. Thank you, Archbishop Joseph, and thank you to all the members of the Tribunal for your selfless dedication to recognizing and honoring the holiness of Carla Borgheri. May God’s grace accompany us on this holy journey.

Dr. Waldery Hilgeman Postulator