“Il Giubileo della Speranza”, così lo ha definito Papa Francesco il 24 dicembre 2024, aprendo l’Anno Giubilare 2025, è il tempo della riconciliazione, della conversione e della penitenza sacramentale, per ricevere l’indulgenza plenaria, ma soprattutto è il tempo della speranza, poiché “la speranza non delude”.
Viviamo in un momento storico segnato da difficoltà e incertezze. Il tema della speranza è centrale, in quanto rappresenta un richiamo alla fiducia in Dio e alla possibilità di superare i momenti difficili. Poiché, mai come oggi, l’umanità necessita di una rinascita, dobbiamo recuperare insieme un senso di fraternità universale, di cui tutti sentiamo l’urgenza, e non chiudere gli occhi o voltarci altrove davanti al dramma della povertà, delle violenze e delle guerre che dilagano nel mondo e che impediscono a milioni di giovani di sperare in un futuro migliore.
Sempre Papa Francesco affermò: “Nella vita non si vince da soli. Si vince con gli altri e per gli altri”. E questo messaggio di speranza e condivisione fraterna è stato vissuto, in questi mesi appena trascorsi, con la catechesi di Padre Alessandro presso le Suore Missionarie dell’Incarnazione a Frascati. Incontri incentrati a riflettere specialmente su Maria, messaggera e testimone di speranza, poiché la speranza non è ottimismo o buonismo, ma un dono di grazia nel realismo della vita, nell’attuare, anche con le nostre fragilità e i nostri limiti ma con grande fiducia in Dio e nelle nostre capacità, il progetto che il Creatore ha per ognuno di noi.
Questo cammino di riflessione e preghiera per questo anno Santo, sempre guidati da Padre Alessandro, si è concluso, o forse sarebbe meglio dire ha iniziato a prendere vita, con un pellegrinaggio presso la Basilica di San Pietro, tra l’altro nella vigilia della Pentecoste, altra ricorrenza che ci richiama ancora una volta alla speranza, poiché lo Spirito Santo butta giù muri, costruisce ponti e trasforma un rovo di spine in un albero fecondo da frutto.
Così la giornata, tra il caldo sole di una mattinata estiva e il famoso e provvidenziale ponentino romano, in una Roma piena di pellegrini, tra canti religiosi e suoni di violini di giovani musicisti, è iniziata con la processione su Via della Conciliazione, con la Croce come simbolo di fede ma anche di speranza per tutta l’umanità. Percorrere quella strada, intrinseca di storia, cultura e fede, ma anche di apertura al mondo, un luogo d’incontro di persone provenienti da tutto il mondo, ti fa comprendere l’universalità del messaggio del Cristo Risorto, un messaggio che va oltre i confini stabiliti dall’uomo.
Un particolare momento di grande significato spirituale è stato quello di attraversare la Porta Santa, che rappresenta l’ingresso nella misericordia e nella Grazia di Dio. Ecco qui la Porta della Vita, la Vita Nuova. La Santa Messa celebrata in un’atmosfera di amicizia fraterna nelle Grotte Vaticane ha concluso la parte iniziale del nostro cammino di “pellegrini della speranza”.
Ma la giornata di condivisione fraterna non era finita qui. Ci aspettava un pranzo presso il CIAM, il Centro Internazionale Animazione Missionaria, sul Gianicolo, che qualcuno definì forse impropriamente l’ottavo colle di Roma. Un colle da una vista mozzafiato, dove Roma sembra quasi essere un museo a cielo aperto, e l’atmosfera? Unica, suggestiva, tra il reale e il mistico.
Dalla mia esperienza personale, e non solo, anche dai commenti degli altri partecipanti, è emerso che è stata una giornata in cui tutti ci siamo sentiti in un profondo senso di gratitudine, di pace e di connessione con qualcosa più grande di noi.
Patrizia